Deve essere il freddo, oppure un virus che mi si è attaccato. Chissà. Fatto sta che mi ronza nelle orecchie un’espressione: diavolerie elettroniche. Questo è la telefonia. Questo sono i cellulari, i PC, i tablet. Le reti wireless.
Per conseguenza
logica, ne discende che i loro gestori o venditori (anche quelli online) sono diavoli. Che in quanto tali, seguono
parametri di comportamento spregiudicati, manipolatori, unilaterali. Alla
faccia degli utenti (o dei dannati, fate voi). Altro che Customer Satisfaction.
Scusatemi il
paragone, o la metafora forte. L’ho sparata grossa, e lo so. Questo evidenzia
il mio grado di esasperazione. Solo
pochi giorni fa, problemi con la rete wireless. Adesso: problemi con un
cellulare (uno smartphone, per la precisione: siamo moderni, e che cavolo). Garantito
in 2-4 giorni dall’ordine (online), a distanza di 20 è sempre nell’etere;
oppure all’inferno, non so.
Ancora una volta,
c’è di mezzo un Call Center. Un Customer Care. Il quale, nella persona di Sofia, risponde punto per punto alle
mie mail di protesta e richiesta di informazioni.
E qui sta il primo
punto dolente: sul sito, che ho controllato all’atto dell’ordine, si dichiarava
che in Dicembre sarebbe stato disponibile un Call Center telefonico;
invece, approfondendo a causa di quanto sopra, scopro che il Call Center
telefonico sarà disponibile a fine Dicembre. Insomma, a Natale schivato. Per
adesso, si può interagire (protestare) soltanto via mail, e attenzione a
riportare il numero di ticket nell’oggetto, altrimenti non rispondono.
Sofia mi scrive lunghe risposte in un curioso Italiano fiorito, piene di
argomentazioni. Che di volta in volta cambiano.
Le prime volte, la
questione erano i controlli qualità: “per noi è estremamente importante che i prodotti inviati al Cliente
siano controllati con accuratezza, e di questo anche lei, in quanto Cliente,
dovrebbe essere soddisfatta”. Non ho perso tempo a dirle cosa ne penso, dei
loro controlli qualità, intesi in questo senso.
Tanto più che il
punto non è affatto questo.
Successivamente,
infatti, Sofia mi ha informato che era in fase di implementazione un nuovo
sistema di gestione spedizioni, per cui si scusava moltissimo per i disagi
che poteva avermi arrecato, ma erano purtroppo “fisiologici a fronte di un cambiamento così importante” che avrebbe
sicuramente portato a “enormi vantaggi
per il Cliente in termini di velocità di consegna”. Alla richiesta di una
data previsionale, mi ha risposto che non era in grado di fornirmela, e che non
sarebbe stato serio da parte sua
comunicare altrimenti.
A fronte di
ulteriori insistenze da parte mia, Sofia ha dichiarato che erano stati
subissati da un numero di ordinativi altissimo, per cui avevano
difficoltà a stare dietro alle scadenze. Forse – aggiungo io – la prima affermazione
che corrisponde a un minimo di verità.
La promozione e il Natale potrebbero aver fatto sì che al venditore la
situazione sia sfuggita di mano, e che le consegne ne risentano. Peraltro, un
classico del non-leveling in termini Lean (‘MURA’ again - processare i picchi).
Ho vissuto da
vicino un fenomeno del genere in un’Azienda con cui ho avuto modo di
collaborare. Un’esperienza che non mi conforta affatto. In quel caso, i ritardi
di consegna erano legati al fatto che, pur di prendere l’ordine, venivano regolarmente
promesse scadenze non rispettabili; per non parlare dei cospicui controlli
qualità in uscita, con cui il processo veniva ulteriormente rallentato. Giova
notare che erano questi, i controlli, a saltare
alla bisogna, al fine di soddisfare un
Cliente particolarmente agguerrito che batteva i pugni sul tavolo e faceva la
voce grossa. Al fine di tacitarlo, dico io; di dargli il contentino: almeno
fino al reclamo.
A un’ultima
richiesta di una data previsionale, Sofia mi ha ripetuto di non essere
in grado di fornirmela, ma ha anche sottolineato di riconoscere che non era stata corretta e professionale con
me, in quanto mi aveva tenuto a lungo in sospeso con la questione della
data, e ciò non va bene per niente. Cospargendosi il capo di cenere, faceva ammenda;
non per questo, comunque, mi comunicava una data di consegna, non per questo,
ad ora, una data di consegna mi è stata comunicata.
E qui mi fermo.
Perché
mi viene da ridere. O da piangere.
Povera Sofia!, sempre ammesso che una Sofia esista,
e che non si tratti di un Ermanno nerboruto, o di un Ermanno, un Davide e una
Tamara che a turno prendono e rispondono come gli viene, come gli va, come gli
gira.
Povera
Sofia!, voglio ripetere. Ma che fai, ti prendi pure tutta la colpa?
Tu, che spendi comunque del tempo a formulare motivazioni così articolate,
frasi tanto fiorite, che c’entri tu con la durezza dei diavoli presso i quali presti servizio?
Stai serena,
Sofia, e accetta la tua sorte di water
spider (o water strider, i Lean Pratictioners mi capiranno J) che sta sott’acqua a dirimere le
controversie nella melma; oppure veleggia ad altri lidi, libera le ali, saltane
fuori come un rospo, una principessa in fieri che merita il bacio rivelatore
del principe!
Io, Sofia, non ce
l’ho con te; né con Ermanno, Davide, Tamara. E come potrei? Mi fate perfino
tenerezza.
La questione è
ancora quella: l’organizzazione. Le sue inefficienze clamorose. Il pallido e
triste tentativo di farvi fronte con qualcuno che si cucini il Cliente in qualche modo, ovvero lo tenga fermo, lo
blandisca, gli parli – e chi se ne frega
di cosa poi gli dice.
Io non ce l’ho con
Sofia, Ermanno, Davide o Tamara.
E guardo ai fatti.
Promesse
rispettate? No.
Tentativo di
recupero effettuato (da parte mia)? Sì, e più volte – scusatemi, io sono un 4%
naturale (*).
Risultato
ottenuto? No.
Conseguenza: passo
al 96%. Senza rancore. Lupo dritto sulle zampe posteriori e pronto ad
azzannare, mi tuffo: ordine annullato. Affare sfumato (per loro). E chi si è
visto si è visto.
(*) Per chi avesse
difficoltà a capire, non avendo letto il mio ultimo post, allego la slide di
decodifica. Meditate gente, meditate!