venerdì 8 aprile 2016

LINEE GUIDA PER MIGLIORARE


Eccomi qua, sono tornata.
Mi scuso per l'assenza, mi scuso per tutto. Diciamo che ho avuto un picco di lavoro.

E già che ero sotto picco, ho osservato bene.
Vedendo un sacco di cose che meriterebbero libri, enciclopedie, colossal hollywoodiani, saghe tipo soap opera.
Ho voglia di parlarne, e allora comincio da una cosa semplice, laterale, tangente: gli stage in azienda ai fini di tesi di laurea.

Ai miei tempi - e di acqua sotto i ponti ne è passata tanta - non usava così spesso e le Università erano piuttosto distanti dalle Aziende. Le tesi erano sperimentali (come nel mio caso: e quanto ci detti di cazzuola e pulizia nella canalina di prova!) oppure teoriche. Chi vi lavorava stava per conto suo, generalmente, con il mondo del lavoro aveva contatti dopo, quando inizava a cimentarvisi come vero "lavoratore", con tanto di cartellino da timbrare eccetera, come del caso.

Io però, nel mio piccolo, ho avuto a suo tempo la mia occasione di stage con tesi finale; non ai fini di una leurea, ma a conclusione di un progetto fatto dall'Azienda che già mi pagava (poco, ma mi pagava!).
In sostanza, ero già dentro; la mia occasione nasceva da una cosa che era piuttosto in voga, allora, presso le Aziende grandi e strutturate, che fossero efficienti o meno: il programma di sviluppo dei "giovani potenziali".

Allora: giovane io lo ero, senz'altro; e forse anche potenziale (ma amavo denifirmi cinetica..!). Così iniziai il programma.
Eravamo un centinaio di giovani ingegneri e, facendola corta, dopo un mega master molto bello fummo dispersi in gruppetti nei singoli stabilimenti produttivi per il cuore del programma stesso: lo stage.
Il mio gruppetto, fatto da 3 persone, fu inviato in un sito storico in cui c'erano oltre che cultura e competenza, anche un discreto numero di grovigli personali e organizzativi con cui subito dovemmo fare i conti.
Anche noi dovevamo studiare e approfondire un certo tema, con lo scopo finale di formire LINEE GUIDA PER MIGLIORARE; avevamo chi ci seguiva e personale di assoluto spicco dell'Organizzazione (i "piani alti") a cui riportare, sia periodicamente che per la tesi finale.
Facemmo del nostro meglio, devo dire, e tirammo fuori la nostra analisi con le suddette LINEE GUIDA.

Ma che fatica, e quali animi infiammammo senza volere! Pensate che qualche tempo fa, a distanza di un abisso di oltre vent'anni, uno degli animi di cui sopra, incontrato per caso in un bar, ebbe a ritornare sull'argomento e a ripetere le proprie rimostranze riguardo a quanto era stato riportato! Si ricordava addirittura le parole, una per una.
Il reale valore aggiunto del lavoro e delle LINEE GUIDA? Zero. Che io ricordi, mai più si fece menzione del nostro lavoro nei lunghi anni che passammo tutti e 3 in quello Stabilimento, e a ragione, dico io, visto che le LINEE GUIDA di cui sopra erano, come dire, un po' ingenue. Rileggendole adesso (le ho ritrovate la settimana scorsa, in fondo a un baule), fanno davvero sorridere.

Perchè racconto tutto questo? Perchè la hystoria non è magistra proprio di niente.
Ovvero, non sempre la storia insegna (al di là della lesson learnt - o learned - che nelle Aziende si va giustamente proclamando; e non confondiamo il sacro con il profano).
Da cosa derivava lo scarso valore aggiunto del nostro lavoro di tesi finale? Dalla nostra inesperienza: se è vero che occhi "nuovi" vedono cose che occhi assuefatti magari non colgono più, è anche vero che tali occhi "nuovi" devono sapere dove guardare. Non era esattamente il nostro caso (ovviamente, essendo tutti freschi di studi e imberbi). Inoltre probabilmente eravamo stati un po' manipolati da questo e da quello, con l'obiettivo di non risultare screditati da 3 ragazzetti aventi visibilità e contatti con i suddetti "piani alti".

Adesso vengo al punto: alla luce di quanto sopra, che speranza può avere un ragazzo che deve preparare la tesi di laurea in Ingegneria Gestionale, o Meccanica, o che so io, di fornire all'Azienda in cui fa lo stage, sensate LINEE GUIDA PER MIGLIORARE come elemento sia centrale che finale della propria tesi di laurea? Nessuna: per tutti i motivi sopra esposti. E anche per la privacy, per il fatto che l'Organizzazione in cui si muovono per la tesi non ha alcuna voglia - giustamente - di fare brutta figura con estranei, e anche perchè chi segue il o la tesista non ha poi così tanto tempo da perdere o voglia di mettersi, eventualmente, in cattiva luce nell'Organizzazione stessa puntando il dito. Insomma, per tutta una serie di ragioni logiche, naturali, deviate e psicologiche insieme.

E allora la domanda è: i professori che inviano questi ragazzi nelle Aziende, e poi vogliono delle LINEE GUIDA PER MIGLIORARE come "summa" delle loro tesi, lo sanno? Lo hanno capito?

Al di là di ogni finalità didattica che immagino stia dietro all'idea in sè, me lo auguro proprio.