giovedì 25 giugno 2015

PROBABILMENTE DOVREI SCUSARMI..


 .. probabilmente sì.
Sono stata a lungo assente e per molto tempo non ho scritto.
Banale dire che non ho avuto un attimo di tempo, che la mia professione mi impone tour de force geografici e automobilistici non da poco: tutto verissimo.
Ma se uno decide di aprire un blog, poi deve essere coerente. E rispettare le cadenze, leggere i commenti, interagire.
Quindi, rimedio.

Intanto, eccomi qui di nuovo.
Con una riflessione riguardo la reputazione.
No, non la reputazione sul web, una volta tanto: la reputazione tout court, nella vita professionale giornaliera. Quella che si ha in azienda, per esempio, dove si passano ore e ore ogni giorno.
Mi capita di incontrare situazioni aziendali poco felici, da questo punto di vista. Con voci poco piacevoli che serpeggiano fra le scrivanie, e anche risolini.
Qualcuno, magari non troppo simpatico, magari non giovanissimo e neppure particolarmente prestante o rampante, diventa lo zimbello. Non gli si sconta un errore, e molto tende ad essere classificato come tale.
Oppure, la persona in questione parla e gli altri, che non lo capiscono, concludono che è un buono a nulla, uno che - questo ho sentito con le mie orecchie - " a mangiare il panettone non ci arriva" (buona anche la variante "colomba"). Invece poi costui ne divora alquanti, di panettoni o colombe o dolci tipici regionali.


Io, semplicemente, mi chiedo a chi giova questo atteggiamento generale. E anche come nasca, e come sia tollerato o non scoraggiato. Sempre di più, constato che questi atteggiamenti si incontrano nelle realtà meno avanzate, dove i problemi ci sono eppure ci si tende a convivere, non so se con rassegnazione o con incoscienza (probabilmente entrambe). Certo non è mia intenzione generalizzare e mi scuso sin da adesso se così sembra. Ma questa è una cosa che proprio non mi piace.

Trovo che oltretutto si tratti di un atteggiamento poco proficuo. Chiaro che nelle relazioni interpersonali il fattore umano, la sintonia e la simpatia siano fondamentali perchè le cose vadano bene; ma qui si parla di lavoro, e al lavoro bisogna pensare, cioè a fare ciò che serve perchè coloro che ci pagano continuino - o ritornino - a prosperare, e non altro. Al bar, a casa, con gli amici, si hanno altri atteggiamenti, ci si prendono confidenze, si fa quel che si vuole: ma al lavoro bisogna unirsi affinchè il lavoro - appunto - progredisca. Fare di una persona uno zimbello non va affatto in questa direzione; parlarne esplicitamente male quando non c'è, o riderne, o fargli velatamente il verso mentre non guarda, in una parola "screditarlo", è certamente una gran perdita di tempo, un'inefficienza significativa. Oltre che una grave mancanza di rispetto.


Scusate, ma io sono un essere semplice. Amici e partner ce li possiamo scegliere; i colleghi, non sempre. Bisogna trovare il verso di conviverci e di fare il nostro meglio per lavorare insieme. Chi non ci piace molto non sarà colui che ci accompagnerà la mattina della domenica nelle nostre escursioni in mountanbike, o chi inviteremo ogni pomeriggio a prendere il caffè alla macchinetta automatica: sarà quello a cui ci rivolgeremo con rispetto quando il lavoro lo richiede, e con cui avremo cordiali rapporti comunque. Senza per questo diventare amici per la pelle per forza.

Per me, la chiave è una sola: rispetto. Se ne mostriamo verso gli altri, gli altri ne mostreranno verso di noi, prima o dopo. E' una legge di natura.
E poi, mi dico: invece di indulgere in questi esercizi di piccineria, pensiamo a lavorare. Concentrati e positivi. Magari provando a capire il prossimo, invece di tranciare giudizi.
Lo so, può sembrare meno divertente; ma ne vale la pena.