martedì 10 marzo 2015

LA CHIAMAVANO "PULIZIA"


 .. un tempo, sì. Ma quei giorni sono lontani.

Dopo, c'è stato chi la chiamava "housekeeping", una bella parola inglese, apparentemente trendy. Ma ormai il termine è obsoleto, vecchio come il cucco.

Adesso si dice "5S", e neppure è necessario essere tanto alla moda per parlarne con disinvoltura. Tanto meno serve esserne esperti.


Infine, ci sono quelli dell'ultim'ora. Quelli che le nuove tendenze le anticipano, le creano, Quelli che ne sanno una più del diavolo.
Per loro c'è sempre tempo, spazio e la massima apertura, a braccia spalancate.

Ed ecco che fa capolino il Management by Cleaning di cui vi ho già parlato in tempi non sospetti (vedi post https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6972247911627026484#editor/target=post;postID=9154947894204274427;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=35;src=postname ).

Ed ecco infine la più recente fra le ultime tendenze, quella che "spacca", nuova di pacca, fresca fresca: Marie Kondo. Direttamente dal Giappone, a noi curiosamente tanto vicino negli ultimi anni industriali.
 
 Marie mi colpì già a Novembre scorso, quando la intercettai su un D-Donna di Repubblica che mi era capitato fra le mani per caso, in ultima pagina (se vi va, dateci un'occhiata http://d.repubblica.it/casa/2014/11/25/news/riordinare_la_casa_decluttering_buttare_via_il_superfluo-2388416/ ).
Poi, presa dalla vita di tutti i giorni, qua e là a sgommare e a questionare, francamente mi era passata di mente. Ma ciascuno è figlio di ciò che fa (oltre che di ciò che mangia), per cui sgommando e guidando, nello scaffale di un autogrill, non lontano dall'analogo Management by Cleaning di cui sopra, ho trovato il suo best seller: "Il magico potere del riordino".
Mi sono buttata (si vive una volta sola!): e me lo sono comprato. Complice il prezzo non proibitivo.

La lettura mi suscita alcune riflessioni che vorrei condividere, al di là di ogni facile polemica.

Maria Kondo si qualifica come consulente domestica e tiene corsi dal titolo "lezioni di riordino e organizzazione per signorine", ma anche "lezioni di riordino e organizzazione per uomini d'affari". Apparentemente c'è uno scollegamento, nella sostanza invece no. Cosa li lega è un principio di base.

Non so se alle nostre latitudini ci sono signorine che si lascerebbero incantare da un simile corso; ma sono quasi certa che qualche sedicente manager lo si troverebbe, qua e là, disposto ad ascoltare. Le cifre richieste non so quali siano, ma so che Maria sta facendo fortuna.Attenzione, quindi.

Il principio di base suona più o meno così: riordinare per fare i conti con il passato e liquidarlo laddove non fosse più funzionale, per iniziare un modo di vivere essenziale e vicino a ciò che veramente siamo, per liberarci di ciò che non serve. Marie afferma che funziona anche sul lavoro, dove non agiamo essendo altri da noi stessi, guarda un po', ma essendo proprio noi stessi
 
Applicando il metodo suggerito, le persone trovano una propria strada, più che una propria felicità soltanto (come se fosse poco). C'è chi apre una nuova attività, come aveva sempre voluto, licenziandosi, e chi conclude più affari e con maggiori risultati, infatti; oltre a chi perde chili su chili e migliora la propria vita di coppia. Così afferma Marie Kondo attraverso le testimonianze che trascrive.
 
 Il metodo di Marie Kondo è tranchant: non si riordina un poco alla volta, dice lei, ma una volta per tutte. senza pericolo di tornare al caos iniziale. Risolutivamente

Mi chiedo che cosa sia il caos iniziale: a ognuno il suo. Secondo me, agli occhi di Marie, che deve essere stata una ben strana ragazzina, ostica e puntigliosa, il caos comincia con un calzino fuori posto, una penna spostata. Lontana dal concetto di molti di noi. Ma non dalla sua cultura, e qui sta il primo punto notevole: Maria ne è, ovviamente, imbevuta.

Marie Kondo però, per come si presenta, è un inseme unico di cultura e personalità. La cultura da sola non basta. Gli episodi personali che racconta ne tracciano un ritratto inquietante. Da ragazzina, avvicinatasi all'idea del riordino, racconta di aver impiegato il tempo della ricreazione in cui tutti i suoi coetanei andavano a scalmanarsi a riordinare i libri sugli scaffali, e anche a controllare il contenuto dell'armadio delle scope nel corridoio, scuotendo la testa perchè vi mancava un gancio a S; e non per eseguire un compito o un ordine, ma per il proprio piacere. Oppure, si legge nel libro che operava in famiglia per riordinare - leggasi 'buttare' - anche le cose dei propri familiari, suscitandone le ire. Insomma, per Maria il riordinare e buttare è una passione personale, prima che culturale.
 
 La cosa che mi fa pensare a quelli - che a Firenze si chiamano 'pisseri' - che entrano in casa tua e arricciano il naso per gli odori, o che si vantano per quanto sanno bene organizzare (ne conosco un paio insopportabili), o che stanno sempre a pulire e non vogliono animali perchè sporcano (mentendo a se stessi però: 'peccato, perchè davvero li amo tanto'). Mi fa pensare a un tizio che conobbi anni fa, il quale riportò in stireria un intero set di camicie perchè la di lui sorella, incaricata della loro pulizia (e anche su questo ci sarebbe da riflettere), aveva osato piegarle, peraltro impeccabilmente.

Il metodo, nei fondamentali, ricorda pericolosamente le 5S. Le due fasi del riordino suggerite da Maria sono infatti le seguenti: 1) valutare se buttare un oggetto oppure no 2) decidere la collocazione di quell'oggetto. Niente di nuovo sotto il sole, per i 5S pratictioners. In questo, il tratto culturale giapponese è fortissimo, evidentemente. Escludo che la signora, infatti, abbia lavorato in Toyota. Ma chissà.

Il libro si dilunga su una quantità di dettagli davvero interessanti dal punto di vista culturale. Io non amo gli haiku, per esempio (non sapete cosa sono? cliccate qui http://it.wikipedia.org/wiki/Haiku) ma da altri aspetti della cultura giapponese sono incuriosita. Nel libro, il paragrafo sugli idoli è davvero intrigante. Così, scopro che le ragazze giapponesi collezionano amuleti per una quantità di buone cause, tra cui spicca quella di trovare un buon partito (così è detta male: un marito, un amore). Che vengono loro regalati da madri nonne zie e quant'altro - Marie, alle ragazze, suggerisce di far pulizia anche di questi, e di creare, a scrematura avvenuta, un piccolo altare domestico sull'ultimo ripiano della libreria. Ohibò, davvero un ottimo senso pratico.


Concludo con una delle frasi più rivelatrici che ho trovato nel libro: "in Giappone si sente dire spesso che fare le pulizie di casa e far brillare i sanitari porta fortuna". Al suo confronto, le osservazione di Maria sulla qualità dell'Economia Domestica insegnata nelle scuole e sugli stessi diplomati in Economia Domestica (estinti alle nostre latitudini), semplicemente impallidiscono.
Sta qui, nei fondamenti culturali di questa frase, l'humus che ha portato al 'Management by cleaning', alle 5S e via dicendo.
Non essendo una specialista in materia di cultura giapponese, mi scuso con gli esperti se al fenomeno altri fattori avessero contribuito, di cui ignoro l'esistenza; sono pronta a fare ammenda. Ma riconoscerete che un filo logico, un innegabile legame c'è.
Che purtroppo, o fortunatamente, da noi invece latita.