martedì 4 marzo 2014

Evitate di chiamarla "Qualità"



Signori, facciamocene una ragione:  l'abbiamo persa.
E' successo: la Qualità è morta.
Soccombendo alle ferite riportate. Sotto i colpi delle pratiche inconsistenti protratte nel tempo.Delle belle parole contenute in documenti senza sostanza, del dire incoerente cui non segue un fare adeguato, del raccontarsela.

Si tratta della cattiva abitudine di fare "B" e spacciarlo per "A"; laddove "A" sarebbe la cosa seria, e "B" il suo vuoto eppur scintillante simulacro ( la "sòla", come direbbero gli amici romani)
Per la Qualità, limacciosi oceani di "B" hanno allagato i cristallini e freschi laghi di "A".
"A" è quindi andato a soccombere, e "B" ha vinto.
Cosicchè chi pensa alla Qualità, pensa a "B". Convinto che sia "A". Arrivando di conseguenza a dire che "A" è una bufala, una bolla che si sgonfia, qualcosa che non serve a nulla.

Con buona pace di ogni best practice e dei risultati ottenuti (da altri).




Le conseguenze dell'aver sdoganato "B" come fosse "A" sono sotto gli occhi di tutti. Evidenti. Basta guardarsi intorno, basta chiedere ed ascoltare.
Ne scaturiscono interessanti, inquietanti conversazioni.
"La Qualità non si vende. Non parlo di prodotti o servizi di qualità: parlo di Consulenza in merito alla Qualità. E' superata. Non serve".
Questo mi dice un buonissimo contatto che ho avuto la fortuna di conoscere di recente. E con le spalle quadrate: con una solida conoscenza del mercato.
Per Qualità, lui intende le certificazioni di sistema (ISO e simili).
Il problema non è che così la intenda lui: il problema è che così la intende il mercato. Lui è del tutto allineato.



"Però si vende l'efficientamento dei processi produttivi", continua il mio buonissimo contatto.
Ottimo, mi dico. Non tutto è perduto.
Poi però guardo meglio. E tra i sistemi di efficientamento, oltre alla Lean e al WCM, scorgo pure il Six Sigma.
"Sì, magari è un oggettino per amatori, un qualcosa di nicchia: ma vende. Come vende la FMEA, e tutto il kit Automotive dell'APQP o PPAP e pure il Design For Six Sigma (DFSS) ", prosegue.
Lo guardo. E mi scappa da ridere: tutte cose - guarda un po' - che altro non sono che Qualità. Ma lo sa, lui? E il mercato, lo sa?

"Sia come sia, dammi retta: se parli di Qualità non vendi. Per cui devi cambiare le parole e dire APQP, PPAP, DFSS eccetera, se non vuoi farti del male".
Il mio contatto ha ragione (essendo buonissimo). Occorre evitare il termine Qualità come la peste.
Ricevo il messaggio e istantaneamente mi adeguo.
La sua, è un'impagabile lezione di marketing.


Il mio buonissimo contatto mi saluta, e io resto a ragionare da sola.

Tra i sistemi di efficientamento dei processi  più in voga, e più efficaci, c'è la Lean. Translitterazione americana del Toyota Production System (TPS). Che guarda caso contiene un pilastro Qualità; tenuto un po' in disparte, in realtà, dai Lean Pratictioners.
Meriterebbe una maggiore considerazione, io credo.
Comunque, il nome con cui viene indicato è "Jidoka"; come è giusto, avendolo così battezzato i Giapponesi creatori. Fedeltà all'origine, alla base della decisione di mantenere il nome originale? Può darsi; ma anche, allo stato dei fatti, una saggia manovra velatamente anti-jella. Evitiamo, per cortesia, di contaminarlo con il termine Qualità. Non fosse mai che con lui pure la Lean vada dritta nel calderone funesto in cui sobbollono le ISO con tutte le loro carte.
E pensare che..
... gli "audit" nascono dal concetto Lean del 'sustain' (pur con le loro deviazioni burocratiche).
..  l'A3 , salutato come salvifico ed innovatore, è identico al QIP della Toyota, e sintetizzabile nell'8D, noto da secoli e da secoli in uso, seppure troppo spesso  in forma bistrattata e fraintesa.
In sostanza: tutte cose che hanno a che fare con la Qualità.
Ancora. E dàgli.



Ma la Lean, che cos'è?
Per molti, un'inesorabile metodologia, semplice quanto potente; un viaggio da iniziare e non finire mai, con piacevoli frutti da cogliere dietro ogni angolo.
Per qualcuno invece (sono spiacente), l'applicazione dei Tempi e Metodi ad organizzazioni non organizzate; con qualche coda di programmazione della produzione a ridurre le giacenze. Il bisticcio di parole è voluto: da far fare al consulente in officina, a qualche macchina o qualche flusso; e quando ha terminato, per il resto torniamo a fare come prima. Anzi, chiamiamo qualcuno a sistemarci il Magazzino, che quello ha pulito di qua e sporcato di là (la polvere sotto il tappeto).
Già aleggiano i primi commenti: vabbè, aiuta a tagliare i costi (!), questo sì; ma francamente mi aspettavo di più. 
Un altro "B" che viene spacciato per "A".



Poi, l'apoteosi nella crasi: il Lean Six Sigma (LSS). Uno spettacolo di combinazione i cui angeli sono le multicolori Belt mutuati dal Six Sigma "puro".  L'unione del lavoro meticoloso e costante, inesorabile della Lean Transformation con l'attitudine al Blitz del Six Sigma, in una sinergia curiosamente energetica, rivitalizzante eppure pragmatica. Efficace, straniante. In letteratura, dirompente.
E però quando c'è da fermare una macchina, non si sa cosa fare. Come fare. Chi decide. Cosa decidere. Qualcuno reclama che il problema sono le ISO. L'officina. La Direzione o la Manutenzione. La Qualità (l'ufficio Qualità, il controllo Qualità).
E così, mentre le Belt si scavano i processi di officina con la potenza di tanti piccoli panzer, chi conduce le attività di tutti i giorni e dai progetti delle Belt non è toccato, resta con la patata bollente in mano. E va d'imbracciatura. Come gli riesce. Come i capi gli consentono. Come ha sempre fatto.
In barba al suddetto Jidoka (che sarebbe Lean, a ben vedere)



E girando intorno, girando in tondo, scoviamo infine l'Assicurazione Qualità; non il Controllo Qualità, nè la Qualità Prodotto nè tanto meno la Qualità Fornitori. Un'Entità diversa, più nobile.
Che - impariamo - sta ai piani alti, come minimo sopraelevati. Prende i dati (alcuni), e prepara dei report periodici che diffonde in maniera riservata. Detta le leggi tramite manuali e procedure che esibisce agli organismi di certificazione, dei quali è l'interlocutore naturale. Sono suoi il Sistema Qualità e in primis il Riesame della Direzione, che permette il contatto diretto con coloro che schiacciano i bottoni. Un privilegio cui altri addetti con la "Q" non possono aspirare.Ma non è mica colpa sua. Vai a vedere bene, e i suoi privilegi non sono decisione di nessuno. Sono un puro dato di fatto e that's it.
Ma questo rileviamo, da qui, dall'altezza della sedia : la dispersione. La distanza, la frammentazione. L'ineluttabilità della mancanza di efficacia, da parte di una Qualità vivisezionata, polverizzata. Spesso ancora vissuta come "celerina" (poliziotta, pure un po' pedante)



E quindi torniamo al punto di partenza: qualunque cosa la Qualità sia stata, adesso è morta.
Pace all'anima sua.
Conviene adeguarsi al mercato, ed inventare nuovi modi creativi di interagire con le sue tematiche.
Evitando di chiamarla Qualità.

4 commenti:

  1. Triste ma vero purtroppo. Almeno finché restiamo affezionati a etichette, ricette e formule magiche senza capire che qualità deve essere il modo di gestire in modo efficiente ed efficace e non qualcosa che si compra o si vende. Io però continuerei a chiamarla qualità tanto morta per morta rischiamo che qualcuno se la sia già dimenticata

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    1. Caro Gabriele, c'è del vero in quel che dici. Se neppure la chiamiamo più col suo nome, va a finire che ce la dimentichiamo del tutto.. E però sottovoce, per favore: se ci sentono va a finire che non ci fanno più lavorare.. :)))
      Grazie del commento e a presto, Sandra Z

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  2. "Nomina Sunt Consequentia Rerum". il Termine Qualità (associato alle ISO) è di fatto bruciato.
    Quante azienda sono state "Certificate" senza che al loro interno fosse davvero chiaro che non erano i Kg di carta il valore aggiunto delle ISO?
    In questo scenario alte "sigle" hanno approfittato dei bisogni reali delle aziende di orientarsi per una migliore competitività.

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  3. Il passato è passato: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Ormai tocca farsene una ragione e gestire la situazione come più opportuno. Ovvero, rimovendo il termine Qualità dalle proprie attività. Per non creare fraintendimenti. per non finire 'sdoganati'; per lavorare.
    Ovviamente condivido ciò che dici; ma in realtà quello che vedo io, e che intendevo sottolineare, è la tendenza strutturale, da parte di una certa nostra industria, a saltare il fosso raccontandosela. Avere un'azienda che funziona implica necessariamente sacrificio - e a questo l'imprenditore è abituato; ma implica anche autocritica costruttiva - e a questo l'imprenditore è meno abituato. Vuol dire stare continuamente in gioco e agire per migliorarsi con continuità: sui processi, con il proprio personale, giorno dopo giorno, dicendosi che qualcosa non va, definendo cosa, e prendendo contromisure. La bacchetta magica non ce l'ha nessuno: può essere un processo doloroso. Ed è qui che casca l'asino: si cercano le scorciatoie. Si applica "B", una brutta copia di "A" (ove "A" è quello che si dovrebbe), e poi si dice che "A" non funziona. Sta iniziando ad accadere anche nella Lean. Lo stesso insano processo che ha portato negli anni le pur volonterose ISO (che non sono la panacea però, bisogna dirselo) a decadere dall'interesse generale.

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