Il mio cane ha un
periodo critico per la salute; dopo 10 anni di eccellente spensieratezza,
adesso accusa. E’ l’età, è un fatto naturale: non importa. Perché in ogni caso,
ci vuole (e massiccio) l’intervento di un veterinario. Specializzato.
Mi addentro quindi
nella sala d’aspetto dello studio: è gremita. Da gatti nel proprio trasportino,
da cani grossi e piccoli al guinzaglio, e soprattutto da padroni ciarlieri.
L’occasione fa sì che si generano spontanei scambi di opinione; mio malgrado,
mi coinvolgono, e non riesco a tirarmene fuori, visto l’affollamento. Così, tra
un commento e l’altro, tra una carezza, una tirata di guinzaglio, un ordine
(“seduto!”) e l’altro, il tempo scorre e io rifletto. Sui casi umani, su quelli
felini e massimamente sui canini, di mia diretta pertinenza; ma anche sui
processi che lo studio veterinario in oggetto ha messo in atto. Deformazione
professionale? It may be. Oppure
esasperazione: fate voi. Sai com’è: tre ore di attesa ti guardano in faccia, come si dice dalle mie parti.
Innanzitutto, è
sabato mattina. Gli astanti, in coro: ”E’ così il sabato, c’è da farci le quattro.
Meno male che il dottore non ci manda via all’ora stabilita (le 13) e ci fa tutti”.
E’ sabato, c’è
affollamento. Presumibilmente, perché molte persone al sabato non lavorano e
quindi hanno tempo da dedicare alla salute del proprio animale. Il dottore lo
sa (come potrebbe essere il contrario?), ma l’orario ufficiale è comunque più
corto di quello degli altri giorni della settimana, in cui lo studio è aperto
sia la mattina che il pomeriggio. Ho avuto occasione, qualche volta, di andare
allo stesso studio anche in altri giorni: l’affluenza è di tutt’altra
intensità. Il mio personale campionamento sarà scarsamente rappresentativo dal
punto di vista statistico, ma fornisce indicazioni logiche su cui ragionare. Su
cui lui e il suo studio – intendo – dovrebbero ragionare.
In sostanza, noto
quanto segue:
·
l’organizzazione della ‘produzione’
(ovvero, l’erogazione del servizio) impostata, non è coerente con la domanda
del cliente. Infatti, nei momenti di picco, in cui la domanda è elevata
(sabato, ma anche sera inoltrata dei giorni infrasettimanali), le forze a
disposizione per farvi fronte sono chiaramente sottodimensionate, mentre sono
sovradimensionate alla grande nei momenti di domanda ‘standard’.
·
Lo studio veterinario non applica alcun
levelling. Il personale è a disposizione lavora su turni standard, senza che
però sia standard il carico di lavoro. Mi vengono in mente due esempi, in cui
si è cercato di invogliare i potenziali clienti a non affluire in massa in
certi giorni, allo scopo di ridurre i picchi e quindi avvicinarsi, in qualche
modo, a un concetto di levelling:
o
l’esempio dell’IKEA, che applica prezzi
notevolmente inferiori nei giorni infrasettimanali rispetto al fine settimana
(in cui rimane comunque aperto); almeno, così era fino a qualche tempo fa. Non
essendo una frequentatrice abituale, è possibile che siano intervenuti
cambiamenti. Ma la cosa merita ugualmente attenzione.
o
l’esempio della Banca San Paolo
(almeno, una certa filiale di cui è cliente mio padre: ma credo sia un
approccio standardizzato), che ha messo il proprio personale a turno,
risultando di fatto aperta, oltre che il pomeriggio dei giorni
infrasettimanali, anche l’intero sabato
Con
tutti i dovuti distinguo, anche questo studio veterinario potrebbe pensare ad
ottimizzazione di questo tipo. Con beneficio del suo personale, nonché dei
clienti. Urgenze a parte, voglio dire: queste hanno, devono avere un loro
processo ad hoc (e ce l’hanno, a onor del vero: la disponibilità è massima).
Però, mentre il
tempo scorre, man mano che la confidenza tra noi umani in attesa aumenta,
scopro la storia del veterinario (sorprendentemente somigliante a Zapatero, l’ex
premier spagnolo) e la fiducia che in lui ripongono i suoi pazienti (i loro
padroni, cioè). Un’altra preziosa occasione di riflessione.
Una ragazza che ha
un cane enorme, rosso con gli occhi blu (bellissimo), viene da quasi 50 Km di
distanza: e viene perché solo di lui si fida. Mi racconta che in passato, il
dr.Zapatero lavorava in un notissimo, storico studio veterinario della mia
città; ne è fuoriuscito di recente, apprendo, a causa di dissapori non meglio precisati.
La ragazza mi racconta gli sforzi fatti per rintracciarlo, una volta scoperto l’accaduto:
è arrivata a farsi consegnare dall’ordine professionale dei veterinari l’elenco
degli iscritti, e a chiamare uno per uno tutti quelli che avevano il suo stesso
cognome. Non appena è riuscita nell’intento, ha abbandonato il notissimo,
storico studio di cui sopra, i cui prezzi – mi sottolinea – tra l’altro erano diventati
impossibili; i cui dottori, rincara, erano ancora più impossibili dei prezzi.
- - Vedi - mi dice - io andavo lì perché
volevo che fosse il dr.Zapatero ad occuparsi del mio cane; senza di lui, che ci
andavo a fare?
Un tizio alto e
dinoccolato che tiene sulle ginocchia un micro-gatto nel suo trasportino, si
dichiara perfettamente d’accordo:
- - Anch’io ho seguito lui – incalza – era
lui che mi interessava. L’altro gatto me l’ha salvato in extremis, sembrava non
ci fosse più nulla da fare. Uno così, quando lo incontri non lo molli più.
Nessuno, osservo,
si lamenta dell’attesa. E tutti, noto, quando escono dalla porta dopo la
visita, hanno la faccia soddisfatta. Grata, direi.
E questo quindi
imparo, o confermo, nel mio sabato di attesa, nelle mie tre ore di passione:
·
fornire un servizio (o un prodotto) di
qualità, a fronte di una concorrenza spietata, è un’arma di sicuro successo. Se
il cliente si innamora del tuo prodotto (o servizio), può passare sopra anche
ad altro. L’importante è che il livello sia e resti alto. E che il cliente
senta sulla pelle quanto tu ‘lavori per
lui’, condizione grazie alla quale può percepire un disagio (l’attesa di
tre ore) come una necessità per ottenere qualcosa di buonissimo, se non
eccezionale. E’ un po’ quello che accade ai ragazzi (e non solo) che fanno la
fila per il tablet nuovo, o un nuovo smartphone: il sacrificio, ai loro occhi,
vale la candela
·
abusare della propria reputazione, o
pretendere di vivere di rendita ancorandosi al passato, è un fattore di sicuro
insuccesso. Lo studio veterinario notissimo e storico in questione,
evidentemente, ha commesso questo errore; oltretutto, credendo di poter andare
fuori prezzo in virtù di una reputazione non più sostenuta dai fatti. Si sa: a
costruirsi una reputazione si impiegano anni, a distruggerla ci vogliono pochi
secondi. Io non ho mai avuto contatti con tale studio; ma è chiaro che, a
seguito di quanto ho potuto ascoltare quel sabato mattina (vi risparmio i
dettagli, ma erano tutti di vita vissuta, e non voci riportate), se per
qualsiasi motivo dovessi cercarmi un nuovo veterinario, non è lì che mi
affaccerei.
In buona sostanza,
a dispetto di tutta la teoria masticata in materia di ottimizzazione ed
efficientamento dei processi, rilevo che il primo, assoluto fattore importante
per la prosperità del business è la soddisfazione del cliente, la capacità di
fornirgli esattamente la qualità che vuole, la massima possibile. Il resto, se
pur importante (perché lo è, importante), viene comunque dopo, e non è interscambiabile
rispetto alla qualità. Nell’esempio in questione, un più celere ed organizzato
servizio non potrebbe essere apprezzato in alcun modo, se la fiducia nel
veterinario non fosse mantenuta dai fatti; non ci sarebbe velocità di
trattamento o tempo cortissimo di attesa che tenga: prima la qualità del
trattamento veterinario, poi tutto il resto. Certo, l’uno e l’altro insieme
sarebbero il top. Ed è su questo, che il dr.Zapatero e il suo studio dovrebbero
riflettere. Io penso.
Cito, infine, il
caso di una clinica veterinaria di provincia, condotta da personale giovane,
dinamico e con un ottimo fiuto per il business; mi pare che abbia seguito una
linea ineccepibile per il lancio e la prosperità delle proprie attività,
organizzandosi in modo efficace:
·
location: alle porte della città, ma in
campagna. Laddove gli allevamenti di cavalli (e di altro) sono molti e la
caccia ferve; via dal centro, diretti all’obiettivo, al cuore geografico del
business
·
servizio al cliente: aperto dalle 9:00
alle 23:00, quando hai un problema corri e qualcuno ti assiste. Fanno visite
‘normali’, esami specialistici, pronto soccorso, day hospital fino a chiusura.
Smaltiscono i pazienti a ritmo sostenuto: ho visto cani, semisbranati dai
cinghiali, ricuciti e rimessi in piedi alla meglio in un baleno. La sera, dopo
le 20:00, hanno giovani dottorini freschi di studi che consultano direttamente,
per telefono, i colleghi più esperti in caso di difficoltà con i casi urgenti
che arrivano.
·
dotazioni: le più sofisticate. Ma senza
oneri di acquisto e ammortamento: si servono in subappalto di professionisti consorziati che
hanno, sia macchinari, sia professionalità altamente specializzate, per cui sono in grado di
utilizzarli e di interpretarne i risultati; e convenzioni con laboratori di
analisi specialistici. In sostanza, pur evitando investimenti proibitivi, il
servizio lo offrono, e puntuale.
·
professionalità: vedi sopra. Il
veterinario specialista che ho avuto occasione di conoscere io, che sembrava un
giovane rapper con tanto di brache
calate e papalina di lana, è un brillante luminare nella sua materia. Così mi
aveva annunciato il dr.Zapatero che mi ci ha spedito, così dicevano le persone
che vi ho incontrato e persino i suoi colleghi veterinari in loco.
·
i prezzi per le prestazioni
specialistiche sono elevati, ma non più di quanto lo siano quelli della
concorrenza (ho verificato). Lo stesso si può dire per i prezzi delle
prestazioni ‘standard’ (le visite, i vaccini): allineati con la concorrenza,
salvo un minimo sovrapprezzo per il servizio prestato oltre le ore 20:00, che
non si fa fatica a comprendere.
Questa clinica è
sempre gremita; non solo al sabato: sempre. Ed è rinomata.
Io ne ho trovato
sia la qualità che il servizio ottimi.
E come vedete, ne
parlo. Le cose buone si promuovono un po’ anche da sé (il passaparola funziona).
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